Ricordare - Parrocchia San Cleto

Parrocchia San Cleto
Roma
Parrocchia San Cleto
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La chiesa di san Cleto
Un po' di storia della Parrocchia
La Parrocchia di San Cleto fa parte della undicesima Prefettura della Diocesi di Roma, situata nel quartiere di San Basilio tra via Bernardino Bernardini 55 e via Nicola Maria Nicolai 70. Il nostro territorio confina con l’Agro Romano, siamo tra via Nomentana all’altezza del km 10 e la traversa di via del Casale di San Basilio verso la Tiburtina.
Anticamente la zona era caratterizzata dalla presenza laboriosa di una struttura monastica: erano i monaci basiliani di rito orientale, che possedevano la proprietà dei terreni del Casal Monastero, (Centrale del latte, Parrocchia Sant’Enrico) l’area di San Basilio e del Quartiere della Torraccia. Tutta la proprietà, nel sei-settecento, divenne possedimento della famiglia del cardinale Stuard, che poi passò a “Propaganda Fide”, organismo vaticano per la diffusione missionaria della fede cristiana.
Nel 1950 a ridosso della “Posta de’ cavalli” ormai divenuto albergo, attorno a un giro di pini e cipressi, denominata la “Pinetina” qualcuno adocchiò la possibilità di inserire una urbanizzazione abusiva. Le famiglie Pace e Sacerdoti fecero l’operazione, i privati, per lo più marchigiani e abruzzesi, comprarono i lotti e costruirono, blocchetto su blocchetto, la San Cleto delle origini: si chiamava allora “Borgata Pace”. All’inizio il luogo di culto era una vice-cura legata alla parrocchia di Sant’Achille e venne affidata la cura d’anime alla Congregazione di Gesù Sacerdote, conosciuti come Padri Venturini dal nome del fondatore “p. Mario Venturini”. Il Vicario di Roma dopo varie soluzioni provvide ad edificare in economia la Chiesa di San Cleto ed in seguito con l’incremento delle costruzioni abitative e dei residenti fu elevata a parrocchia il 27 dicembre del 1958 ed ebbe come primo parroco padre Erminio Targa. Nel corso degli anni ottanta il luogo di culto non risultava più adeguato all’incremento della popolazione (circa 4000 abitanti), pertanto si pensò di dover uscire dalla situazione precaria della Chiesa, in quanto anche se all’inizio della “borgata” era forse la costruzione migliore, nel tempo era divenuta la più malconcia. Si auspicava da sempre il suo abbattimento e alla ricostruzione ex novo di un complesso parrocchiale più idoneo alle varie attività pastorali. Per iniziativa del parroco di allora p. Paolo Busetti, con il contributo della Comunità parrocchiale e della Diocesi, la Chiesa attuale venne progettata dall’architetto Ildebrando Savelli e solennemente consacrata il 25 aprile 1995 dal Vicario di Roma il cardinale Camillo Ruini.
Il 28 gennaio 1996 la nostra Parrocchia accoglieva festosamente il Papa, Giovanni Paolo II con la partecipazione di tutto il quartiere.
Chiesa di San Cleto 1959
Interno Chiesa di San Cleto
Dedicazione della chiesa e consacrazione dell'altare 1995
San Giovanni Paolo II celebra l'Eucaristia
Chiesa di San Cleto
La  Chiesa è dedicata a San Cleto, terzo papa e vesc ovo della Chiesa di Roma. Di lui abbiamo poche notizie e secondo  quanto racconta il Liber Pontificalis, Cleto era Romano e fu eletto papa nell’ 80, sotto il regno di Tito. Durante il suo ministero episcopale potè entrare in possesso dell’area  del sepolcro di Pietro, su quale si sviluppò il memoriale dell’Apostolo e su quale è  stata edificata nel IV secolo  dall’imperatore Costantino la basilica. Cleto morì verso l'anno 92, quasi sicuramente per morte naturale: per quell'anno, infatti, non sembra testimoniata alcuna persecuzione contro i cristiani. Fu sepolto nella necropoli  vaticana  nei pressi della  tomba di Pietro. Il 26 aprile si celebra, secondo il calendario cristiano, la sua memoria liturgica.

Il plesso parrocchiale, su progetto dell’architetto Ildebrando Savelli (Milano 1912-Roma 2002), é stato portato a termine nel 1994 e sollenemente consacrato il 25 aprile 1994 dal Vicario di Roma il cardinale Camillo Ruini. All’esterno la chiesa si presenta  come una tenda del deserto con una cuspide centrale, che converge verso l’alto e termina con una lanterna a vetri policromi, su cui è posta una croce. L’ affianca un po’ distaccata una struttura moderna  in cemento armato, che funge da campanile, al cui interno sono inserite tre piccole campane, le stesse che appartenevano alla vecchia chiesa.
L’interno dell’edificio  è a pianta circolare, con la copertura in legno lamellare e il pavimento policromo  in marmo di Carrara.

Nel cuore della chiesa
Su  progetto dell’architetto e sacerdote don Giampiero Maria Arabia, sono stati messi in esecuzione: l’altare, la sede, il battistero, l’ambone, la parete  di fondo dell’area presbiterale e la collocazione delle statue della Madonna, e quella di san Cleto inserite al lato sinistro del presbiterio, in concomitanza dell'area confessionale. Il tutto rivestito con la tecnica del mosaico ha completato la sua opera con il disegno  del pavimento.
Grande effetto scenico è dato dalla parete di fondo del presbiterio, ricoperta da una decorazione musiva  di 8 per 4 metri. Essa propone idealmente come soggetto l’antico ed il nuovo Testamento, raffigurati da un’unica pianta di vite, che si apre in due rami: sul ramo di sinistra vi sono riprodotte dodici foglie a impersonare le dodici tribù d’Israele, con quattro grappoli d’uva, che richiamano  i quattro punti cardinali e dunque l’universalità  del messaggio divino; sul ramo di destra ci sono invece undici foglie, in rappresentanza degli apostoli, ad eccezione di Giuda il traditore.
La simbologia numerica prosegue con il numero sette, dato dai grappoli d’uva, ad indicare i sette sacramenti.
Al centro della composizione si trova la figura dell’Agnello, che è in perfetta linea verticale con il Crocifisso, che pende dall’alto e con l’immagine  di Cristo maestro riprodotto frontalmente sulla base della mensa eucaristica.
Egli riposa sul libro della Vita, del quale ha il potere di aprirne i sette sigilli e di svelarne il senso, anche il più recondito. Dalla visione generale del mosaico, tra i vari simboli, è di certo rintracciabile la linea avvolgente di un grande pesce, che attraversa  l’insieme dell’intero quadro; poiché in greco si dice “Ichthys”, per i primi cristiani il  simbolo nascondeva  segretamente il seguente acronimo:
I= Iesous – Gesù
CH= Christos – Cristo

TH= Theou – di Dio
Y= Uios – Figlio
S= Soter - Salvatore
“Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.
Nella parte centrale si intuisce una croce, albero della vita, che ci innalza all’Agnello. La composizione comprende, inoltre, altri elementi tipici dell’iconografia cristiana: le spighe di grano ed i pesci. Evidenti accenni curvilinei richiamano il calice del Signore, mentre evocano la casula del Cristo sacerdote.
Nella parte laterale di sinistra è posizionata la statua lignea
della Madonna (Ortisei 1906), inserita all’interno  di una composizione in mosaico a forma di mandorla con stelle stilizzate.
Le è a fianco, entro una semicircoscritta abside in mosaico la statua lignea di San Cleto, titolare della nostra Chiesa.
E' raffigurato con la sfarzosità dei paramenti liturgici e con il capo ricoperta da un  triregno di epoca più recente.




In corrispondenza della parete di destra trova ubicazione il fonte battesimale, costituito da un’ ampia vasca ottagonale per consentire comodamente anche il battesimo per immersione.
Il fonte è adornato con fregi in mosaico con al centro  la rappresentazione del battesimo di Cristo.

Il presbiterio presenta in maniera funzionale  la centralità dell’altare e della sede di presidenza per grandi concelebrazioni.
Sul lato sinistro invece si protende verso
il popolo di Dio l’ambone, luogo della celebrazione della parola.
Il tutto adornato di figure e simboli rappresentativi del mistero che ivi si celebrano.
Alle due pareti laterali che racchiudono il restante edificio della Chiesa, una serie di vetrate, che danno luce all’ambiente.
Esse sono composte da 42 formelle in smalto su vetro, in cui sono raffigurati alcuni episodi significativi dell’Antico e del Nuovo Testamento: dalla creazione degli astri all’Annunciazione della Vergine Maria.
La croce sospesa sopra l’altare, sotto il quale si intravede nello sfondo  la figura dell’agnello,  realizzata con tempera all’uovo su tavola,  è opera dall’iconografa Giovanna Ferrara  e inaugurata il 15 settembre 2012.   E’ in stile italico e misura 2m. per 126cm. con uno spessore di 4,5cm. ca,.
La sua tipologia è quella definita  del
“Christus patiens”.
La figura del Cristo si staglia imperiosa al centro del legno, che risulta di due tonalità di blu, a ricordare che Egli è sempre nella sua gloria.
E’ una figura colta al culmine dell’agonia nel momento della morte.
Di Cristo colpisce la fragilità dell’esile ed elegante figura umana sullo sfondo dorato della grande croce.
La cappella feriale  situata dimetralmente opposta al presbiterio, completa in forma triangolare la costruzione l’edificio sacro.
In essa si trova, al centro della parete di fondo il tabernacolo, nella forma di un tempietto classico.
Un grande  Crocifisso ,  la statua di San Giuseppe e una icona ottocentesca proveniente dall'isola di Corfù che raffigura la  Madonna della Tenerezza, completano l’arredo della Cappella.



All’esterno della Chiesa  dal lato dell’ingresso di via Bernardini, collocata  nella parete di  tufo è presentata nel suo celestiale candore una statua della Beata Vergine Maria, invito alla filiale preghiera per i frettolosi passanti.
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